Il signore in questione ha visto tagliare del 40% il conto corrente che usava la sua azienda per ricevere denaro e pagare fornitori e dipendenti, credo che basti.
Ergo, se l'azienda non è fallita, sicuramente non se la passa bene. E, sicuramente, dovrà licenziare dipendenti e ritardare i pagamenti ai fornitori (per non dire dei clienti che sono stati anche loro taglieggiati dal governo e avranno, a loro volta, problemi a pagare.
Il limite alle transazioni giornaliere c'è stato per una o due settimane, così come c'è stato un limite all'esportazione di capitali per un certo periodo dopo la rapina.
Il punto di tutto questo è che le maggiori banche cipriote sono state spinte a finanziare il debito greco (e altro) e, quando il governo greco ha fatto default (so lo so che lo hanno chiamato "ristrutturazione volontaria del debito") si sono trovate a corto di liquidità e sono, come praticamente tutte le banche europee, insolventi.
Senza prestiti continui della BCE fallirebbero domani mattina.
Il motivo è semplice: hanno usato i soldi dei correntisti per finanziare i debiti pubblici degli stati (il che significa che le loro entrate dipendono dalla capacità degli stati di tassare la gente e di riuscire a pagare gli interessi e il capitale).
Che dire? pessima dipendenza.
Prima avevano finanziato il boom edilizio (poi bolla) e quindi si sono trovati con il capitale a garanzia dei prestiti che non vale i soldi prestati.
Con i tassi bassi e la riserva obbligatoria all'1% (prima era al 2%) il sistema bancario era esposto prima per 20-50 volte il capitale di riserva (cioè per 100 euro depositati dai correntisti, ce ne sono, se va bene, 5 di riserva e il resto è prestato). Se il rendimento del capitale prestato cala (crisi) oppure gli asset a garanzia si riducono di valore (calano i prezzi dell'ediliza, cala il valore dei titoli di stato, etc.) le banche si troveranno (e molte già si trovano) in territorio negativo: perderanno più capitale di quello che hanno in riserva e diventeranno insolventi (molte già lo sono).
In tutto ciò, invece di lasciare fallire le banche, gli stati continuano ad accollarsi i debiti delle banche (perché le banche hanno i loro), continuano a stampare denaro (la BCE ha triplicato la base monetaria della UE da 400 Miliardi di Euro a 1.200 Miliardi di Euro tra il 2002 e il 2012) per monetizzare il debito a scapito del valore dei risparmi dei cittadini comuni.
I tassi bassi attuali, che servono a non far fallire gli stati, garantiscono che in futuro i fondi pensione e le pensioni pubbliche non potranno essere pagati se non in minima parte.
Il 2% di inflazione all'anno (ma è di più) garantisce che i risparmi in 40 anni si riducano dell'80% in potere di acquisto.
E se la gente non ha motivo di risparmiare nella valuta che usa, la valuta non vale nulla sul lungo periodo.