PREMESSA
Non sono in alcun modo affiliato ne ho mai avuto rapporti di lavoro/contrattuali/conoscenza con Alps BlockChain, ma sono venuto a conoscenza dell'azienda tramite il canale Telegram Bitcoin Italia. Ho deciso quindi di approfondire il tema in autonomia, ricercando del materiale su internet e sottoponendo le mie domande al CFO
Francesca Failoni, che ringrazio per la disponibilità concessami. Ringrazio anche il CEO Francesco Buffa per la "supervisone" del lavoro.
Chi è Alps Blockchain?
Alps Blockchain Srl è una start-up nata a Trento nel 2018 da un gruppo composto da giovani imprenditori, sviluppatori hardware e software e professionisti esperti accomunati dall’interesse per la tecnologia blockchain. Grazie alle caratteristiche che la contraddistinguono, Alps blockchain ha ricevuto un contributo anche da Trentino Sviluppo Spa. In particolare, grazie alle ricerche e analisi effettuate, si è giunti alla conclusione che nei prossimi anni la tecnologia blockchain entrerà sempre di più a far parte della quotidianità, perché assicurerà un interconnettività globale dei valori, non intesi solo come denaro ma anche come beni e servizi, esattamente come in passato fu con internet per quanto riguarda la diffusione globale della conoscenza e delle informazioni.
Di cosa si occupa Alps Blockchain?
L’idea di business è quindi quella di rendere il mining sostenibile in Italia. La vision è valorizzare le energie rinnovabili usando la tecnologia blockchain e la value proposition di Alps Blockchain è quella di valorizzare l’energia idroelettrica italiana dando accesso a terzi al mondo del mining, sfruttando le energie rinnovabili.
ALPS Blockchain quindi progetta, installa e gestisce per conto dei produttori di energia idroelettrica delle mining farm installate nelle centrali di questi ultimi, che quindi auto-consumano l’energia elettrica prodotta per produrre hashing power che viene a sua volta venduto sul mercato da Alps Blockchain consentendo a terzi di fare mining in maniera sostenibile in Italia. L’impianto di mining è studiato, progettato ed installato su misura, considerando le produzioni storiche dell’impianto e tarando l’assorbimento sulla quantità di energia di cui c’è continuità di produzione e cedendo la sovrapproduzione alla rete. Si tratta quindi di un servizio personalizzato per ogni installazione, tenendo conto di tutti parametri attuali e prospettici che influenzano il business plan.
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| Fig.1 Costo medio di diverse fonti rinnovabili. I business plan i ALPS Blockchain sono fatti coin un costo al Kw di 5 cents. Ovviamente moltissimo dipende dal costo opportunità di vendita dell'energia alla rete determinato dal PUN |
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| Fig. 2. Il business model di ALPS, che fondamentalmente si pone sia come broker di potenza di calcolo, che come gestore delle mining farm. |
Spessissimo sono gli stessi produttori di energia che sfruttano la potenza di mining installata nelle loro centrali. Alps Blockchain gestisce le mining farm per loro conto, fornendo rapporti giornalieri dettagliati sui proventi delle operations ricavati dalla vendita del mining power alle varie mining pools. A fine mese provvedono a liquidare i proventi al proprietario della mining farm tramite un normale bonifico in Euro, al netto ovviamente della loro fee di gestione. In altri casi alcuni produttori possono decidere di cedere una parte della potenza di calcolo a terzi, che pagano in anticipo e quindi si finanziano parte dell’investimento. Alcuni produttori decidono di non convertire integralmente il payoff della mining farm in Euro. Alcuni clienti privati hanno deciso infatti di conservare una parte in BTC. Questo non accade per clienti pubblici o para pubblici (come aziende municipalizzate o comuni) che invece scelgono di incassare integralmente Euro. Ovviamente Alps Blockchain ha una soluzione certificata sia dal punto di vista legale che fiscale per questo servizio.
L’autoconsumo per la creazione di hash power consente quindi ad Alps Blockchain di valorizzare degli impianti che non erano più economicamente profittevoli , in quanto gli incentivi sugli impianti idroelettrici sono in diminuzione. Questo ha portato alla mancanza di nuove costruzioni, ma anche alla mancata manutenzione di centrali esistenti, arrivando alla loro chiusura. Tramite l’opportunità di autoconsumare l’energia prodotta per il mining quindi si restituisce economicità a centrali che erano in via di dismissione, ed alla creazione di nuove centrali sfruttando concessioni che altrimenti non sarebbero mai state sfruttate. Di fatto quindi viene utilizzata energia rinnovabile che era precedentemente effettivamente non inutilizzata: in questo senso Alps Blockchain garantisce la creazione di un circolo virtuoso di utilizzo delle energie rinnovabili.
Alps Blockchain ha quindi offerto ai piccoli produttori di energia idroelettrica, spiazzati dal basso prezzo dell’energia in seguito all’eccesso di offerta causato dagli incentivi governativi alla produzione, una fonte di guadagno alternativa alla vendita alla rete tramite l’autoconsumo che è caratterizzato da una stabilità di domanda energetica ed ad una redditività del tutto slegata dalle dinamiche di prezzo del mercato elettrico tradizionale. In questo modo si rende il costo dell’energia competitivo con i miner globali con i quali i miner di Alps Blockchain devono confrontarsi.
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| Fig. 3. Adressable Market in Italia. Spazi di crescita sono rilevanti. | Fig. 4. La roadmap di ALPS Prevede un deciso aumento delle acquisizioni nel corso dei prossimi anni |
Se paradossalmente si utilizzasse una centrale idroelettrica per alimentare una mining farmi si avrebbe di fatto, lo “spiazzamento” del consumo delle altre utenze della centrale che magari andrebbero ad utilizzare energie inquinanti, annullando il beneficio totale. Alps Blockchain invece, come abbiamo visto, garantisce l’utilizzo di energia rinnovabile che altrimenti non sarebbe neanche generata. Ci ricorda, se ci passate il paragone, l’annunciato progetto in El Salvador di sfruttamento dell'energia geotermica di un vulcano per il mining di bitcoin.
Al momento Alps Blockchain utilizza due diverse tecnologie. Sui grandi impianti utilizza tecnologia ASICS, caratterizzata da elevatissima efficienza di produzione dell’hash power, ma vincolata al mining delle monete con tecnologia SHA. Sono utilizzati asics di ultima generazione S19Pro, gli stessi di fatto utilizzato nelle grandi mining farm di nuova concezione installate negli USA o in Canada.
L’installazione delle mining farm presso le centrali idroelettriche è partita nel 2020. Oggi le mining farm attive Alps Blockchain ha in gestione sono 18, tra Trentino, Veneto e Valle d'Aosta, la più grande delle quali ha una potenza di 1MW, con un totale di circa 300 S19Pro installati.
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| Fig. 5. L'impianto più grosso di ALPS Blockchain si trova a Valstagna (VI). |
Questa mining farm, situata in Veneto a Valstagna(VI), genera da sola circa 5 BTC al mese. Potete vedere un breve video
qui. Al momento in Italia tra macchine già installate ed in fase di costruzione ci sono circa 6000 tra S19 pro ed S19j pro: l'obiettivo è quello di arrivare per il prossimo anno a produrre circa 3-4 Bitcoin al giorno. Al momento Alps sta curando l’installazione di una centrale da 2 MW a Rio Pusteria (BZ) con ben 600 Miner. Tutti da energia rinnovabile al 100%. Tanto per avere un’idea, tenete presente che prima del ban le più grandi mining farm cinesi arrivavano ad avere una potenza di calcolo 6 volte superiore, seppur usando miner meno avanzati. Questo grazie ai primi clienti che, versando anticipi importanti sui loro contratti, hanno permesso alla società di crescere parecchio ed avere un contratto di fornitura con Bitmain da 25 milioni di dollari. Successivamente Alps Blockchain ha trovato dei soci finanziatori e delle banche disposte ad aprire importanti linee di credito.
Al momento la tecnologia idroelettrica più diffusa è quella ad acqua fluente, che garantisce circa 8,400 ore (equivalenti a circa 350 giorni) di funzionamento l’anno e ha una produzione di base costante.
Parallelamente, ALPS Blockchain sta portando avanti lo sviluppo di mining farm basate sulla tecnologia FPGA, acronimo di Field Programmable Gate Array: si tratta di un chip programmabile, progettato per essere configurato attraverso software dopo la produzione. Contiene blocchi logici programmabili ed elementi di memoria. Ha la caratteristica di essere flessibile, riprogrammabile e utilizzabile per altri scopi, tra cui intelligenza artificiale, elaborazione dati, data mining o per il mining di valute digitali i cui algoritmi non vengono già supportati da ASIC. Le schede FPGA sono schede che, a fronte di una minore efficienza energetica, non sono però legate ad uno specifico algoritmo di mining, e possono quindi essere indirizzate al mining di diverse monete a seconda dell’andamento del mercato. É una tecnologia di nicchia: per utilizzare gli FPGA per il mining, essi devono essere programmati attraverso dei software specifici definiti bitstreams. Essi possono essere sviluppati per la maggior parte delle valute digitali basate su Proof-of-Work, quindi le schede FPGA risultano molto versatili. il vantaggio delle soluzioni basate su FPGA è dato dal minor consumo: se un ASICS consuma 3kW, una scheda FPGA ne consuma 250W, adattandosi quindi a soluzioni non prettamente industriali.
Questo tipo di soluzioni richiede una forte propensione alla ricerca e sviluppo, ambito nel quale Alps Blockchain dedica parecchie energie. In campo R&D gli sforzi sono indirizzati sia nel campo del software, occupandosi in prima persona dello sviluppo dei firmware customizzati sia per schede FPGA che ASICS, con l’obiettivo di renderle sempre più performanti, ma anche dal punto di vista hardware, progettando sempre più efficienti sistemi di raffreddamento a liquido specifici per ogni tecnologia ASICS, FPGA o GPU. Infine ALPS Blockchain ha sviluppato una serie di software per la gestione delle mining farm: sistemi di monitoring basati su IoT, algoritmi di auto switching, sistemi di reporting e tutto quanto necessario per la gestione delle operations.
Obiettivi di Alps Blockchain
Nel corso del 2021 ALPS Blockchain si ripromette una forte crescita, attraverso la creazione di nuovi impianti e nuove mining farm. Al momento abbiamo già 34 realtà che stanno minando o in costruzione usando energia rinnovabile al 100%, tra le quali anche alcune aziende municipalizzate, anche loro preoccupate di riuscire a fare fruttare economicamente i loro impianti non più economicamente convenienti.
Altro obiettivo di ALPS è quello di acquisire un impianto elettrico di proprietà per dare solidità patrimoniale alla società e fare ricerca e sviluppo all’interno, testando più rapidamente ed efficacemente le loro soluzioni hardware , software e gestionali.
Una società parallela ad Alps Blockchain è difatti Idromine. Mentre Alps Blockchain costruisce farm, gestisce e fa trading potenza di calcolo, Idromine sarà una società integrata a monte del processo produttivo, avendo come scopo l’acquisto e la gestione in proprio delle mining operations.
Infine, si sta programmando un’espansione all’estero, sempre utilizzando fonti di energia idroelettrica.
Q&A:
Ho posto alcune domande a Francesca Failoni, CFO di Alps Blockchain.
1.
Tra i vostri valori vedo che avete a cuore la “Corporate Social Responsibility” e la “Sostenibilità”: quale è secondo voi l’equivoco maggiore sulla componente “E” della famosa sigla “ESG”, cui molti investitori si rifanno, quando si parla di Bitcoin? Su bitcointalk.org ho collezionato un pò di risorse per provare a fare debunking delle critiche ambientaliste a bitcoin, ma è un equivoco contro il quale spesso ci scontriamo, in quanto è difficile fare passare alcuni concetti. Quale è il vostro approccio? FF
Siamo in un mondo che va sempre più verso la digitalizzazione, e digitale vuol dire anche che consuma energia. Quindi più che combattere la tecnologia dicendo che è energivora a mio parere bisogna fare qualcosa per migliorare questa situazione, il nostro modo per farlo è con la creazione di sempre nuovi impianti di energie rinnovabili, consumando una parte dell’energia che producono, ma vendendone sempre una parte in rete.
Inoltre, ciò che caratterizza e rende la PoW sempre attuale e mai superata è la potenza di calcolo alla base che fa in modo che la blockchain sia sicura, funzioni e sia difficilmente attaccabile. Se si vuole digitalizzare anche il valore, o ci si affida a una terza parte che garantisce la sicurezza della rete (che abbiamo però visto che è fallibile) o ci si affida alla potenza di calcolo. E sono proprio gli alti costi di mantenimento della rete che rendono un potenziale attacco assolutamente antieconomico e praticamente impossibile per blockchain come Bitcoin.
2.
Quale è la difficoltà di fare impresa crypto italia? Immagino che la difficoltà principale sia muoversi in un contesto di incertezza normativa costante, più che la diffidenza relativa alla materia. FF
Inizialmente, nel 2018, c’era molta diffidenza, è stato difficile anche aprire un conto in banca. Successivamente i problemi sono stati l’incertezza normativa, che abbiamo risolto tramite pareri legali e fiscali e con un interpello che stiamo preparando. Attualmente nel mondo del mining il problema è che è diventato un settore a cui ci si può approcciare solo in maniera industriale, con investimenti molto importanti. E questo ci ha portato in pochi giorni da start up con investimenti per 2 milioni a impresa con investimenti per 25 milioni. Siamo cresciuti molto in poco tempo, ma è stata una crescita necessaria e per il management della società riuscire a fare tutto non è stato facile.
3.
Altri progetti per il futuro? FF
Assolutamente. Sempre nuovi impianti e nuovi ordini. Espansione all’estero. Acquistare un impianto di proprietà. Ci sarà una collaborazione (di cui non posso ancora svelare nulla) che renderà il mining accessibile a tutti in Italia. Ricerca e sviluppo costante, sempre improntata ad un’ottimizzazione della nostra attività.
4.
Pensate di espandere il modello ad altre rinnovabili? Wind Farm? Solare? Addirittura capisco che non sia esattamente attinente alla vostra mission: ma sarebbe possibile accoppiare una mining farm ad una centrale atomica? Se non altro per diminuire la dipendenza da incentivi statali e aumentare la redditività in ottica di ciclo vitale della centrale stessa. FF
Abbiamo di recente creato un piccolo impianto a energia fotovoltaica con un’ottica di economia circolare, perché ricicla il calore generato dai miner per riscaldare una spa. Economicamente, dato che la produzione del fotovoltaico non è costante, ha però senso solo se ci sono altri incentivi, in questo caso il riuso del calore. L’eolico ha ancora minore continuità di produzione, quindi normalmente lo scartiamo.
L’atomico andrebbe contro i nostri valori.
5.
Avete intenzione di espandervi all’estero? Magari con partnership con altri operatori? Vi sono regioni, penso alle regioni scandinave, dove immagino queste soluzioni siano già testate e molti problemi siano già stati affrontati. FF
Si, stiamo facendo un impianto in Russia e studiando un impianto in Cile. Inoltre, ci sono nostri clienti che hanno centrali idroelettriche all’estero e che stiamo studiando per installare una mining farm.
6.
Avete intenzione di espandervi verticalmente? Magari diventando un exchange? O addirittura una sorta di “rivenditore di bitcoin appena minati?” FF
Il nostro focus è il mining e quello che ci sta intorno, non vogliamo inventarci a fare attività su cui non siamo specializzati. Abbiamo costanti richieste per vendere bitcoin appena minati, ma data l’incertezza normativa in questo ambito e che non abbiamo le licenze necessarie, evitiamo di fare questa attività. Non vale la pena rischiare, non è il nostro core business.
In futuro però vorremmo espanderci verticalmente nel mining, magari creando una mining pool.
7.
Che genere di accordo avete con i clienti? Le revenues da mining sono incerte per natura. Chi si assume il “rischio”? Il rischio è di chi ha acquistato i miner. Noi compriamo la potenza di calcolo prodotta a prezzo di mercato e a nostra volta la rivendiamo.
8.
Le centrali sono di proprietà dei clienti, ma sono gestite da voi. Quindi il gestore elettrico non ha necessità di alcuna competenza tecnica in merito al mining? FF
Esatto, noi creiamo un servizio a 360°. Studiamo le produzioni dell’impianto e tariamo la farm su di esse. Creiamo, attraverso collaborazioni, l’impianto elettrico, di ventilazione, fonoassorbente eccetera. Poi gestiamo interamente la farm e acquistiamo quello che viene prodotto, pagandolo con bonifico bancario. Quindi il produttore deve solo emettere fattura mensilmente di quanto prodotto.
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