1) se decidi di non comprare risparmi ancora di più. Se compro un pesto ligure tracciato e dichiaro di averlo consumato nessuno potrà clonare il QR con una fotocopia e pretendere di venderlo come originale. Se poi qualcuno vuole il pesto genovese tarocco e lo paga il 30% in meno con il QR clonato e non lo controlla (tanto sa che è tarocco) ha buttato via i soldi perché quel pesto vale il 10% del pesto originale e ci ha smenato il 60% (ne paga 7 per qualcosa che vale 1 ed è marchiato tarocco di uno che vale 10). Se fai la percentuale su quello che vale effettivamente, paga il 700% in più.
2) se non è interessato rivende lo sconto a qualcuno. Con le cripto non ci sono limiti alla fantasia. Come fornitore non regalerei soldi anche per non incorrere in problemi fiscali e per una questione di marketing ...
3) aggiungo che in caso di prodotti di lusso, opere d'arte e "cose" di valore il possesso del token potrebbe servire anche per rivendere l'oggetto e permettere all'acquirente di reclamarne la proprietà. Immagina un gioiello o un quadro o una statua ... in quei casi ci potrebbero essere schede tipo hardware wallet integrati.
Rispettivamente sui 3 punti:
1) non ho scelto un esempio illuminato, provo a farne un altro per centrare meglio il discorso che volevo fare. Mi riferisco naturalmente a quel che NeuroticFish aveva risposto a Eatalico nel post che avevi quotato.
Lì si diceva che il "piccolo premio" poteva essere l'incentivo che il fornitore dava al consumatore per far sì che quest'ultimo potesse "bruciare" il qrcode e così facendo confermare di aver consumato quel prodotto evitando che una copia potesse essere venduta con stesso qrcode.
Bene, la mia osservazione è che se il "piccolo premio" fosse davvero piccolo (seppur non infinitesimo, diciamo <= 5% del valore del bene acquistato) il consumatore potrebbe non avere nessun beneficio nel decidere di bruciare il qrcode, e così facendo vanificare la misura di controllo ideata dal produttore.
Non mi sembrerebbe un comportamento inconsueto: pensa a quante volte compri qualcosa al supermercato e sull'etichetta trovi scritto "chiama il 800.xxx.yyy per sapere se hai vinto un TV color..."
Quanti pensi che chiamino davvero quel numero ? secondo me c'è un'alta % di persone che non chiama mai.
Questo - trasportando l'esempio su quanto dicevamo prima - inficia la misura di controllo ideata per bruciare il qrcode, vanificandola.
2) stesso discordo: potrebbe non valere la pena trasferire lo sconto. Non parlo di sconti dello 0,00001% eh, ma anche più significativi seppur al di sotto di una certa soglia (il 5% che citavo prima).
Quante volte sei in prossimità della scadenza dei punti fragola di S-lunga e non ti preoccupi minimamente della cosa o di regalarli a qualcuno ?
E' sempre dovuto al fatto che il valore di mercato è molto basso! ma visto che qui si parlava proprio di "piccolo premio" ecco che siamo nella condizione in cui il rischio esiste ed è concreto.
3) per beni di lusso e in generale di valore, il discorso cambia totalmente, ma in questo caso il problema del quale stiamo discutendo (ovvero chi garantisce per il bene che inseriamo in BC) può essere risolto con un metodo di quelli tradizionali: fai certificare da 3 notai, da una società di consulenza, da chiunque sia in grado di "vendere" un certo grado di attendibilità a fronte del pagamento di una parcella.
E' ovviamente un caso molto diverso dal produttore di mozzarelle, di pesto, così come anche di una borsa di Gucci (il limite è che il valore del singolo bene transato deve poter sostenere il costo della parcella).
Una DAO ma come si programmano?
Rimane il fatto che se proprio si vuole inserire tutto il made in Italy dal pesto alle borse firmate e anche il km0 temo per la dimensione della blockchain.
Ci vogliono nuove idee.
Beh qui la risposta sarebbe facile: basterebbe cambiare tecnologia ed usare Dag, Tangle, block lattice, o metodi similari.
Penso che il punto non sia tanto la tecnologia che usi per conservare le informazioni ma chi garantisce per la veridicità delle info inserite.