Non mi dire, le scuole pubbliche sono fatte da uomini, che puntano al profitto, e se hanno modo di prendere soldi dallo stato, senza doverli invece prendere grazie alla qualità che offrono sul libero mercato, questi non lo faranno?
A me sembra che l'autore del thread sappia perfettamente qual è la natura intrinseca dell'uomo, ma per un motivo o per un altro la dimentica e scrive una teoria libertaria dove, magicamente, tutti gli uomini diventano buoni, bravi e diligenti e cooperano l'un l'altro, abbandonando l'egoismo che lui stesso cita ogni tanto.
Il problema di questa discussione sta nel fatto che si teorizzano cose bellissime, sognando un Paradiso in Terra. Solo che lo si fa non facendo i conti con la realtà, molto meno paradisiaca, molto meno entusiasmante.
E così riprendo questa frase:
Si badi bene che io sono fortemente convinto di una cosa: la maggior parte delle persone non avrebbe bisogno di leggi che gli proibiscano di uccidere, abbandonare gli anziani, ..., ma le leggi non nascono per la maggioranza, bensì sono fatte per tutelare i più deboli da quella piccola minoranza di persone che in assenza di leggi (ma anche in presenza di esse talvolta) non rispetterebbero i diritti dei più deboli.
Per dire che non sono d'accordo assolutamente.
Le leggi sono necessarie, come già detto, perché non esiste nessuna morale insita nell'uomo. La morale non è a priori, ma viene "programmata" ai nascituri durante i loro primi anni di vita.
Si badi che io non sto parlando gratis, mi sto semplicemente poggiando su delle basi e risultati scientifici (e se volete posso postare anche gli articoli, ma se li cercate su google mi fate un favore) non smentibili con quattro chiacchiere al bar.
Inoltre la morale non è una, ma varia a seconda della cultura. Possiamo indignarci di come vengono trattate le donne in Arabia Saudita, perché la nostra morale ha dei caratteri che mal si sposano con
un'altra morale, che lo vogliate o no legittima tanto quanto la nostra, tipica di quei paesi, secondo la quale la donna non può uscire senza il velo, non può portare l'auto, non ha pari diritti degli uomini.
Gli uomini, citando HostFat - benché sarà dispiaciuto che gli sia scappata una tale affermazione - puntano al proprio profitto. Mirano solo al proprio tornaconto. Le leggi esistono per fermare e controllare le falle di una morale che non può essere eseguita alla lettera da tutti.
In assenza di leggi si entrerebbe nel caos, come già succede nei luoghi più disagiati del mondo dove appunto lo Stato è più debole.
Infatti è abbastanza evidente che laddove lo Stato è assente, o troppo debole, la corruzione e il malaffare dilagano, con crimini di ogni tipo all'ordine del giorno. Si guardi il Sud America, per esempio. O l'Africa, la Russia, paesi vari dell'Asia centrale.
La cosa comune di questi paesi è la presenza di uno Stato debole e quindi una bassa coesione tra i cittadini. Laddove invece la coesione, il senso di unione e il concetto di Stato è forte invece si assiste a economie e sistemi statali efficienti. Un esempio su tutti: la Germania, che di coesione forse in passato ne ha avuta anche troppa. Non è da meno il Regno Unito e difatti non è un caso che qualunque posto del mondo che sia stato colonizzato dai britannici sia oggigiorno molto efficiente in termini di economia e civiltà, o che non sia migliorato sensibilmente in seguito alla colonizzazione inglese (l'India).
Gli inglesi della disciplina, al pari dei tedeschi (odierni prussiani, per chi di Storia s'intende e si intende anche di disciplina) ne hanno sempre fatto un punto cardine della loro vita.
Il mondo e la geografia odierna riflettono solamente tutto quanto sto affermando, giacché io parlo di fatti, non di teorie. E i fatti non possono essere contestati, a meno di essere in malafede e/o non comprendere la situazione reale.
Anche il Giappone ha sempre avuto un forte senso di coesione. E guardate la sua evoluzione: nel giro di pochi decenni ci ha superato e dato punti di distacco. Adesso è il secondo paese al mondo per industrializzazione, analfabetismo praticamente assente. Uno stato efficiente, forte. Cittadini modello. Ma come è potuto avvenire, se non proprio grazie alla disciplina e al forte senso di concetto di Stato, di cui un giapponese va appunto fiero (e va fiero di essere giapponese, proprio in virtù del fatto che questi hanno un senso di coesione molto forte).
Adesso analizziamo dei casi opposti, o forse, come sempre sostengo, il caso opposto per antonomasia: la Spagna.
Qua dentro lo saprete, la Spagna è il simbolo del decadentismo, storicamente e attualmente forse meno, ma simboleggia meglio di chiunque altro popolo l'inefficienza fine a sé stessa.
Ripassiamo un po' di Storia assieme, dunque.
Verso la fine del Medioevo la Spagna si era unificata a fatica, espellendo i musulmani (che ricordiamolo: all'epoca erano molto, molto, molto più evoluti degli europei sia scientificamente che civilmente) e, per una mera coincidenza, si ritrovò un continente in mano, nuovo nuovo, pieno di ricchezze, per mano di un marinaio genovese di nome Cristoforo Colombo.
Ne seguì una esplorazione di queste nuove terre, inizialmente credute essere l'India (Colombo fece un grosso errore di calcolo, e gli pagò paradossalmente la sua fortuna: se avesse fatto bene i conti, non sarebbe mai partito con le tre caravelle) ma poi ribattezzate col nome di un altro navigatore italiano (Amerigo Vespucci): Americhe.
Le quattro potenze europee dell'epoca che disponevano di una flotta abbastanza potente da poter esplorare queste nuove terre erano il già citato potentissimo Regno Spagna, il Regno di Portogallo, il Regno di Francia e poi un piccolo Regno all'ora molto debole e martoriato da continue guerre con la Francia: l'Inghilterra.
Non starò a disquisire su come avvenne la colonizzazione delle Americhe.
Andiamo piuttosto a ciò che interessa.
La Spagna saccheggiò gran parte del Nuovo Continente prendendo oro a palate e lo portò in madrepatria. Idem il Portogallo. Il problema della Spagna, però, consisteva nel fatto che come regno era assai debole, dove c'era una ricca schiera di nobili avidi di potere pronti a fare ognuno i propri interessi. Le continue guerre avutesi negli anni, nonostante sotto Carlo V ci si ritrovò a constatare un impero mai visto nella storia, dove
non tramontava mai il Sole, vennero a costare alla Spagna tanti di quei soldi che le nascenti banche, proprio qui, nella nostra Italia, dovettero sostenere previo la ricezione di oro da parte degli spagnoli (e i genovesi in particolare ancora lo stanno aspettando).
Ne venne fuori un Regno assai indebolito, ma comunque il più potente del mondo, paragonabile agli USA del dopoguerra, ma già verso un declino.
Il colpo di grazia avvenne con la sconfitta dell'Invincibile Armata, per mano degli inglesi, in uno scontro epico dove la sorte, più che la bravura dei britannici, consegnò lo scettro di sovrano del mondo all'Albinia e alla Francia, da sempre competitrice coi spagnoli e gli inglesi.
Ma quali furono le cause interne di un tale declino pazzesco? Cosa ha potuto gettare così in basso un Impero vastissimo e ricchissimo, la cui ricchezza sembrava davvero non finire mai?
L'inefficienza.
La macchina spagnola, come già detto, era inefficiente a causa di un ceto nobiliare violento e poco coeso.
La Cultura
Conoscente un buon scienziato spagnolo?
Qualcuno di voi lo avrà già notato, ma la Spagna sembra una terra arida per il pensiero scientifico. Questo è un caso storico oggetto di studio, ma se i codici segreti spagnoli erano talmente banali da essere decrittati con estrema facilità dagli inglesi, ciò era dovuto anche alla loro bassa importanza data alla Matematica e alla Scienza.
Mentre in Inghilterra persone come Newton e Babbage cambiavano il mondo, in Spagna si assisteva ad una sorta di eterno ritorno al passato.
Le classi dirigenti spagnole, infatti, da sempre corrotte per via del loro basso concetto di coesione e di Stato, hanno sempre cercato dapprima di fregare il prossimo, invece di collaborare per una migliore macchina statale e burocratica al fine di migliorare la condizione collettiva.
Aggiungiamoci anche le persecuzioni religiose, infine, che hanno martoriato la terra spagnola per secoli, spegnendo sul nascere ogni forma di pensiero differente, spesso fonte di nuove prospettive, quindi nuove vedute e nuove conoscenze.
Mi fermo qui, credo di avere scritto abbastanza. Ringrazio chiunque abbia letto almeno fino a qua.
Ma ragazzi, questa è Storia.
La Storia dunque dice una sola cosa: uniti si vince. Ognuno per sé, si va al baratro. Come la Spagna.