ciao a tutti, sono il venditore della concessionaria di cui si parla sopra, mi occupo di auto usate, auto d'epoca e camper.
Sul mio sito c'è anche una pagina che parla di bitcoin
https://www.nordaffari.com/page/pagamenti-digitali e incentiva allo studio con molti link, dal 2018 li accetto , ma nonostante 7 o 8 richieste, questa è stata la prima volta che si è concretizzata.
https://www.youtube.com/channel/UCRK3_YFoYSmNbrGybS0rEFwho anche un canale youtube di camper con oltre 7mln di visualizzazioni, dove ogni tanto ci butto dentro un consiglio di lettura di anarco libertario, o come nel 2020, scommettevo che entro 5 anni con un bitcoin ci avrei comprato il mio prossimo camper ( è bastato un anno )
In sostanza l'operazione è così strutturata:
il cliente aveva bitcoin su binance
l'account full kyc
ha pagato tramite pos , 500€ tramite carta binance di caparra.
Il saldo è stato fatto con bitcoin prelevati dal conto binance, il che ci semplifica la vita perchè non possono contestarci che i fondi potrebbero invece essere di una terza persona che sta facendo reciclaggio tramite una persona terza, esterna all'acquisto.
Ci siamo accordati per il cambio euro\btc ed ha effettuato la transazione.
in fattura ho scritto che il saldo è stato ricevuto per 0,3 btc al cambio di 39500 preso al momento del saldo stesso da coinmarketcap. In fattura ho anche scritto l'hash, così da poter risalire alla provenienza e alla destinazione.
In futuro , dovesse ricapitare, penso di usare un altro indirizzo, ogni volta diverso per ogni cliente.
il commercialista ha dato il via libera senza esitazioni, queste le istruzioni che ha dato al suo uffico:
"la concessionaria ha venduto una vettura, incassando il saldo di € 15.000 in Bitcoin (BTC 0.380000). La caparra di € 500 è stata incassata in Euro mediante carta di credito.
Quindi dovremmo in bilancio contabilizzare tra le disponibilità liquide un c/c in BTC, contabilizzando poi la differenza cambio in caso di conversione di tutto o in parte dei BTC, e valorizzare il residuo a fine anno al cambio del 31/12."La mia scelta poteva essere tra farci inviare i btc direttamente sul nostro
conto aziendale registrato con the rock trading, questo forse avrebbe ancora più facilitato la tracciabilità con kyc del ricevente, ma siccome l'intenzione non era di vendere a breve, e che sul lungo periodo non voglio lasciarli su un exchange, ho optato per un indirizzo del quale possiedo le chiavi. Comunque credo che nel momento il cui l'hash è in fattura, il fatto che quell'address sia nostro diventi chiaro e limpido, una sorta di autocertificazione.
Alla fine io potrei incassare in permuta anche galline, se vlessi.
A mio avviso i presupposti per non avere grane per questo tipo di vendite sono:
il cliente deve poter dimostrare come ha acquistato btc e quindi la loro provenienza
per non aver problemi dovrebbe averli nel quadro rw
se ne ha sopra i soliti 51k per più di 7 giorni consecutivi, una volta fatto l'acquisto dovrebbe pagarci plusvalenza
dovrebbe pagare da un address che sia riconducibile ad un kyc
il commerciante deve mettere in fattura tutto quanto possa aiutarlo, in caso di controllo, a fornire tracciabilità della transazione, metterli a bilancio trattandoli come valuta esterna, pagarci plusvalenze ( o detrarre minus valenze dal bilancio!) in caso un giorno dovesse vendere.
Nonostante il bitcoiner integralista vomiterebbe a leggere una cosa del genere, credo che per acquisti di beni registrati, tramite commerciante che ha una fattura d'acquisto e tutti i controlli e registri del caso, avere btc con kyc sia l'unico modo per poterli spendere senza incorrere in problemi vari. ( in Italia ovviamente, già in svizzera il capital gain non si paga , per esempio)
Ovviamente l'acquisto tra privati, anche di un'auto, può funzionare perfettamente senza kyc, con btc da coinjoin ecc, ma all'atto di vendita una cifra va comunque dichiarata. Ciò implica due cose: 1) che un concessionario difficilmente potrebbe farvi pagare, per esempio, metà auto in euro e meta in btc non kyc, perchè significherebbe fiscalmente far risultare una vendita in perdita, cosa che tira subito l'occhio della gdf, per entambi i soggetti ( ciò non significa che qualcuno potrebbe essere disposto a farlo per una cifra minore come , ad esempio un 5-7-8% del valore, dipende dal margine che ha sulla vendita ) , e 2) che tra privati vale il discorso opposto: siccome tra privati non si pagano iva o plusvalenze per la vendita di autoveicoli, case, barche ( a meno che diventi un'attività continuativa ) diventa facile fare una vendita no kyc dichiarando una cifra più bassa senza incorrere in rischi, tanto lo stato non perde tasse e non ha interesse ad indagare, ma che andrebbe comunque fatta una parte in euro per una cifra anche simbolica ( l'auto era danneggiata e quindi valeva molto meno del mercato ) per poter comunque avere un importo tracciabile a giustificazione della vendita. Se la vendita riguardasse ad esempio un orologio, bene senza targhe e registri pubblici in genere, zero problemi, tra privati.