Viceversa... tante piccole e medie aziende italiane, appunto di dimensione troppo, piccola per competere sui mercati, sono state polverizzate.
Piccole aziende di produzione varia... tessile, metalli, meccanica, magari a carattere familiare o poco più.
In Italia penso che sia anche una questione di tasse, direi soprattutto di tasse. Non penso sia un caso che oramai tutte le piccole imprese stanno praticamente sparendo, per i piccoli artigiani, da sempre fiore all'occhiello della cultura italiana, oramai è sempre più difficile andare avanti, ci vuole coraggio ad aprire una piccola attività in Italia da un po' di anni. Ci sono Paesi dove il governo praticamente ti incentiva a creare un business dato che poi, si presuppone, creerà posti di lavoro, in Italia invece se uno cerca di essere imprenditore è visto come il male assoluto, questa è una cosa che non ho mai capito.
Sono totalmente d'accordo, e aggiungo che oltre alle tasse alte fa da freno anche la burocrazia che è davvero pachidermica (parlo sempre per le aziende).
In Italia per un'azienda aver a che fare con l'apparato statale (NON solo il fisco) è un lavoro, nel senso che ci devi mettere persone per seguire tutte le pratiche burocratiche.
Faccio un esempio che non c'entra con le aziende ma rende bene l'idea.
Settimana scorsa un mio collega ha dovuto prendere mezza giornata di ferie perché l'AdE l'aveva chiamato per chiedere come mai non avesse dichiarato nulla per suo figlio sul 730 mentre a lei (AdE) risultava un invio da parte di un Caf di un Unico con redditi di oltre 20 k€ intestato al figlio (che è studente e totalmente a carico del mio collega).
Il mio collega è andato all'AdE e gli hanno detto che un Caf aveva inserito una pratica sul codice fiscale di suo figlio per quella cifra e che per loro faceva fede quello, sarebbe quindi dovuto essere lui ad andare alla ricerca del tizio del Caf che aveva inserito la pratica su un CF non corretto e far sistemare la cosa. Cosa che poi ha fatto anche se è ancora in attesa che il Caf mandi all'AdE la segnalazione correttiva.
Morale: per un errore di un Caf il mio collega ha dovuto buttare via mezza giornata di lavoro (per ora) e potrebbe rischiare sanzioni nel caso il giro dal Caf non si chiuda in tempi brevi.
Da notare che il mio collega non ha fatto mai nulla con quel Caf, non sa nemmeno come potessero avere il CF di suo figlio.....
Cose dell'altro mondo secondo me.
Non vorrei andare troppo OT ma l'origine del male risiede tutto nel rapporto distorto tra Stato ed Economia che si è creato in Italia (in particolare) ma un pò in molte altre democrazie dal dopoguerra a oggi.
Lo Stato è, da cinquant'anni almeno e in modo sempre più rilevante, il centro assoluto dell'economia italiana.
Non solo per il suo esercito di dipendenti ma in molte altre più subdole forme.
La miriade di aziende che lavorano per gli enti pubblici o per uno degli infiniti tentacoli del settore statale o para-statale.
Le associazioni (sindacati, lobby, gruppi e gruppetti di potere) che hanno interesse a che una norma sia fatta in un modo e una in un altro.
Nessun governo in Italia ha mai davvero voluto aprire ad una riduzione dell'ingerenza dello Stato in economia. Tutti a parole vogliono privatizzare, deregolamentare, snellire, sburocratizzare. Nessuno, nè di destra nè di sinistra, salvo rarissime eccezioni stroncate sul nascere, l'ha mai fatto, da Einaudi in poi.
Il motivo, è brutto sentirselo dire, è che la maggioranza degli italiani ha interesse che sia così.
Siamo un Paese dove si presentano più persone ad una domanda di assunzione come bidello in una scuola che come direttore tecnico o responsabile marketing in un'azienda privata.
Lo norme sono tutte fatte per alimentare questo rapporto perverso di convenienza reciproca tra Stato e gruppi di cittadini.
Un esempio? Nel comune di Roma ci sono gli stessi avvocati che ci sono in tutta la Francia. Domando: se le norme fosse poche, chiare e semplici come potrebbero campare ? Non potrebbero. Ecco che si crea un perverso
do-ut-des tra lo Stato e una lobby di cittadini.
Tu mi voti e io mi impegno a lasciare le cose come sono, o magari a complicarle ancora un pò.
E non ho nulla contro gli avvocati, lo stesso esempio si potrebbe fare per mille altre professioni.
Perchè in Italia Uber non può funzionare? Perchè ci sono i tassisti. E così via
Ognuno ha le sue ragioni, ognuno ha le sue argomentazioni, magari anche legittime.
Ognuno fa pressione sul politico di turno per prendere la fetta più grossa della torta.
Ogni lobby che ottiene qualcosa, fa perdere qualcosa a tutte le altre tramite l'inefficienza, la burocrazia, la maggiore tassazione, la spesa pubblica.
E il politico che rappresenta lo Stato, anzichè anteporre l'interesse generale e il bene collettivo come dovrebbe, diventa il portavoce di questa o quella lobby.
Perchè questo fa prendere voti, in mondo dove le idee non contano più nulla.
Un enorme, immenso giro di interessi e denaro che, direttamente o indirettamente, coinvolge quasi tutti.
Le lobby esistono anche in tutti gli altri Stati ma nessuna grande democrazia occidentale ha un' invadenza dello Stato in economia come quella italiana.
Qualsiasi male o problema ci sia in Italia, risalendo il filo, parte da qui.
Ad esempio in Italia tutti parlano di meritocrazia, è una parola sulla bocca di tutti. Ma meritocrazia non è una parola priva di significato e soprattutto non è una parola priva di un risvolto inevitabilmente negativo: credere nella meritocrazia significa accettare il principio che chi arriva primo abbia qualcosa in più di chi arriva secondo. E magari chi arriva ultimo non abbia nulla.
Sicuri che un modo di pensare così lontano dal buonismo all'italiana sia compatibile con la nostra cultura?
Non è più il mondo degli anni '50-60 quando i pochi Stati ricchi del mondo potevano permettersi anche una complessa struttura di assistenza sociale. Oggi l'economia globalizzata è una vasca di squali dove o nuoti o affoghi.
Gli Stati non possono più permettersi di far stare bene un pò tutti e di ridistribuire ricchezza anche a chi non fa nulla per meritarla.
Il capitalismo è il migliore dei mondi possibili ma non è un sistema perfetto: presuppone ad esempio una disparità tra ricchi e poveri e presuppone fasi cicliche di crisi.
Spendere denaro pubblico per eliminare le crisi o per provare ad annullare gli effetti negativi del capitalismo, non è possibile, non funziona.
Come se ne esce? Solo in maniera traumatica.
Solo quando più italiani avranno da rimetterci da questo Sistema che da guadagnarci.
Il debito pubblico a crescita inarrestabile, avrà un ruolo fondamentale nell'accelerare questo momento.
Ma occorre anche un cambiamento culturale.