Penso che l'eventuale successo di una criptovaluta si basa molto più sulla facilità di utilizzo che su un discorso di privacy.
Più o meno concordo anche con il resto che hai scritto, questa frase però mi piace proprio.
Se però si vuole uscire dalla speculazione selvaggia e a favore di pochi, ci vogliono regole precise e fatte con criterio.
Non necessariamente le regole devono minare le fondamenta delle cripto...ma così siamo nelle mani di Exchange che nella maggior parte dei casi mi procurano crisi di vomito.
Scusate.
La facilità di utilizzo è sempre migliorabile, ma non la vedo come una grande questione. Usare un wallet online come Coinbase o Blockchain.info non mi pare molto più complesso di usare un app di home banking.
Un wallet come Electrum ha una complessità abbastanza banale: si installa, si copia una password e si mette al sicuro, si ricevono e inviano pagamenti. Invece di un IBAN che è una sequenza di lettere e numeri, c’è un address che è una sequenza di lettere e numeri. Cosa cambia? Mi sembra ampiamente alla portata di una persona con conoscenze informatiche medie e consideriamo che nel tempo questa preparazione informatica della popolazione è destinata solo a progredire.
Capire i bitcoin è molto complicato, ma non usarli. E per usare un wallet non è necessario sapere cos’è un merkle tree, esattamente come per usare un’ auto non serve sapere cos'è uno spinterogeno.
Inoltre non vorrei tediarvi con un pippone filosofico, ma questa idea delle regole, io non la condivido proprio
E non lo dico per motivi politici "anti-sistema" ma pratici, legati al successo di questa tecnologia: i bitcoin potranno forse un giorno essere usati anche per fare la spesa dal droghiere o compare un regalo di Natale su Amazon, ma , per queste attività, diciamocelo chiaramente, vanno bene anche il contante o le carte di credito.
E' vero, ci possono essere vantaggi rappresentati da economicità e velocità della transazione (ma serve LN), micropagamenti, assenza di un middle-man.
Ma se fosse solo per questo, se fosse solo per il sistema di pagamento tanto caro a Roger Ver & company, io non scomoderei la parola rivoluzione, si tratta di una bella innovazione, ma niente più. Innovazione che tra l’altro non viene a gratis ma viene al “costo” di un sistema molto complesso basato su un grande uso di energia e su un metodo di archiviazione dati molto più inefficiente di un database centralizzato.
Quello di cui il mondo ha bisogno non è l'ennesimo payment processor. Far girare il denaro intorno al mondo in tempi rapidi e costi contenuti, così come si manda un email, è qualcosa a cui prima o poi arriveranno anche le banche, e Mastercard, dopo averci investito fanstastiliardi.
E’ qualcosa che si può fare anche con roba tipo Ripple.
Non starà lì il vero valore aggiunto. La concorrenza ha strutture molto più centralizzate, e quindi più efficienti.
Quello che serve è in realtà qualcosa di completamento nuovo (fino a 10 anni fa). Qualcosa a cui nessuno possa staccare la spina. O mettere il bavaglio. O stabilire delle regole. Utilizzabile da chiunque ed ovunque, transnazionale ed aperto, incensurabile e non tracciabile. Immodificabile nel tempo.
E' un valore a cui aggrapparsi quando i biglietti di carta imposti per legge ritornano al valore reale che avrebbero senza quella legge, quando le banche chiudono gli sportelli o truffano la gente, quando i governi falliscono, quando i debiti esplodono, quando Amazon e Visa o chi per loro vogliono spiare tutte le nostre abitudini al consumo (e farci trilioni di ricavi), quando un regime autoritario vorrà decidere chi può pagare, quando può pagare e come può pagare.
E' l'Internet of Money di cui parla Andreas Antonopoulus quello di cui abbiamo bisogno per parlare di rivoluzione e non di innovazione. Ed è solo questa che può portare il prezzo sulla luna nel lungo periodo, non gli ETF o Bakkt.
Siamo già a buon punto ma non basta.
Servono più anonimato, più decentralizzazione, fungibilità, privacy, maggiore censorship resistance, second layers. Servono più Wasabi e Samourai Wallet. Serve il bitcoin che ho sempre amato, quello dell' "honey badger don't care" e del "code is law", quello che innova senza chiedere il permesso a nessuno, quello che solo con la forza di 10000 nodi ha vinto contro aziende come Coinbase, Bitpay e Bitmain. E servono altri attacchi a cui resistere, altri annunci di morte da cui risorgere, altri nobel che blaterano di Ponzi e piramidi. E altri crolli di prezzo con cui liberarsi degli speculatori della domenica.
Nessun sistema di pagamento al mondo, a parte bitcoin , potrà mai sfuggire alla censura, alla tracciabilità, al considerare chi paga e chi vende pedine su cui costruire un immenso business. A degli Stati che si ostinano ad usare la polizia contro la tecnologia, senza rendersi conto che hanno già perso in partenza.
La difesa della privacy nei pagamenti, in un mondo che ormai si basa sul controllo e lo spionaggio di tutto e tutti, sarà la vera, gigantesca, enorme,disperata domanda che i consumatori del domani faranno a chi saprà ascoltarla.
Lì si gioca gran parte del nostro successo.