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Author Topic: BITCOIN PUMP!  (Read 886603 times)
fillippone
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December 14, 2019, 10:21:59 AM
 #13501

Son quasi 20 gli Exchange che hanno chiuso i battenti nel 2019 - certo non un bel segnale.
Chi per hack, per bassi volumi, scam, morti improvvise... ecco una lista https://cryptonomist.ch/2019/12/14/crypto-exchange-chiusi-nel-2019/
E di sicuro dalla lista ne manca qualcuno, come ad es. Cryptobridge (che dovrebbe stoppare domani).
Beh sarà anche x selezione naturale, in fondo di quelli grandi non ne ha chiuso nessuno mi pare (Quadriga non era piccolissimo ma lì c’è stato l’imponderabile diciamo... il Ceo improvvisamente “morto”, e con lui le chiavi)... comunque ripeto non un bel segnale

Non sono d’accordo.
Anzi credo che la “selezione naturale”, come l’hai giustamente definita tu, sia una dinamica potente, inarrestabile e giustificata.
Gli exchange sono da sempre l’anello debole dell’ecosistema bitcoin.
Dilettantismo, pratiche di sicurezza, matching degli ordini e gestione del cliente sub-ottimali se non apertamente truffaldine.
Hack, perdite  dolose colpose o fraudolente, utenti lasciati in mutande etc.

Insomma, nessuno sentirà la mancanza degli exchange più piccoli, se in quelli più grossi si concentra la liquidità dato che offrono un servizio migliore.

Non dimentichiamo il peso di obblighi che ora hanno gli exchange in termini di KYC: questo alza notevolmente il “costo fisso” di un exchange, favorendo quindi decisamente gli exchange più grandi.

Quindi no, non è un brutto segno, ma un buon segno: il mercato si evolve, si adegua e i dilettanti sono spazzati via dagli operatori professionali.


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babo
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December 14, 2019, 10:58:42 AM
 #13502

sono assolutamente d'accordo con @fillippone
nessuno sentira la mancanza di gente dilettante che si avvicina in un mondo dove e' richiesta assoluta professionalita'

potrei citare tanti casi - anche nelle nostre zone - purtroppo la sicurezza e' essenziale oggi come oggi

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Plutosky
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December 14, 2019, 11:01:50 AM
Last edit: December 16, 2019, 06:45:58 PM by Plutosky
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 #13503

Penso che un dato certo lo abbiamo: 3000$. Non può scendere sotto questa cifra poiché è il costo di produzione per btc. Siete d' accordo?

Capriole.io ha pubblicato una interessante analisi su costi/ricavi del mining.

L'analisi riparte dalla ricerca dell'Università di Cambridge di inizio anno sui consumi del mining bitcoin, ricerca che è sicuramente la migliore mai fatta in materia (disponibile qui https://www.cbeci.org/methodology/)

Lo studio è ovviamente una stima ma è molto accurato perchè prende in considerazione un pò tutte le variabili che sono coinvolte (prezzo, costo medio della corrente, altri costi, variazione della difficoltà...).

Soprattutto considera che chi fa mining non deve sostenere solo i costi della corrente ma ovviamente altri costi (hardware, strutture, salari...)

Capriole arriva al seguente risultato, riassunto in questo grafico:




La linea verde sopra il prezzo corrisponde al ricavo lordo per ogni bitcoin prodotto e corrisponde al prezzo di vendita più le commissioni incamerate dal miner per la produzione di quel bitcoin. Tanto più numerose saranno le txs  e la rete congestionata (come a fine 2017) tanto più la linea verde sarà sopra il prezzo.

la banda rossa corrisponde invece ai costi di produzione di ogni singolo btc: il limite superiore sono i costi totali (elettricità + altri costi ) mentre il limite inferiore sono i costi per l'elettricità.

Le aree rosse scure corrispondo a situazioni dove i minatori (in media) si trovano in perdita ossia i loro costi totali di produzione di 1 btc sono superiori ai ricavi, nonostante questi ultimi rimangano superiori al solo costo per l'elettricità (limite questo sotto il quale, secondo la ricerca, non siamo mai scesi nella storia di btc)

Attualmente il costo totale di produzione di 1 btc corrisponderebbe a quasi 9000$ e quindi i minatori sono entrati in un'area di sofferenza come quella in cui entrarono l'anno scorso di questi tempi e che portò ad un crollo del 30% dell'hashrate.

Le interpretazioni che possiamo dare a questi dati sono secondo me due: la prima, ottimistica, si basa sul fatto che il limite del costo dell'elettricità non è stato mai superato nella storia e, come l'esempio dell'anno scorso dimostra, funzionerebbe da supporto. Anche Satoshi, su questo forum, sosteneva la relazione tra prezzi e costi di produzione delle commodities:

The price of any commodity tends to gravitate toward the production cost. If the price is below cost, then production slows down. If the price is above cost, profit can be made by generating and selling more. At the same time, the increased production would increase the difficulty, pushing the cost of generating towards the price.


L'altra interpretazione, più pessimistica, si basa sul fatto che mai nella storia i profitti dei minatori sono stati così bassi e mai sono andati in territorio negativo (rispetto ai costi totali) due volte nell'arco di 1 anno (vedi grafico storico sotto):



Questo potrebbe portare ad un nuovo crollo dell'hashrate con quello che ne consegue (tx più lente e più costose fino al diffuculty shift) fino all'ipotetica "mining death spiral" cioè la riduzione del hashrate che influenza il crollo del prezzo e viceversa perchè la rete bitcoin diventa sempre più inutilizzabile (ipotesi da FANTASCIENZA, secondo me)

Se invece crediamo (come io NON credo) all'idea che il prezzo sia influenzato dal costo e non possa scendere al di sotto, allora abbiamo un "bullish case" da qui al prossimo halving perchè in assenza di un crollo dell'hashrate e ignorando le migliorie hardware, il prezzo dovrebbe essere di $17.800 per rendere profittevole il mining a queste condizioni dopo il dimezzamento del numero di btc prodotti per blocco.

Se anche ci fosse un crollo dell'hashrate del 40% e un miglioramento dell'efficienza hardware del 25% nei prossimi 6 mesi , il prezzo dovrebbe essere pari a 8.000$ (quindi maggiore dell'attuale) per avere mining profittevole dopo l'halving.

Chiudo con una precisazione contenuta anche nell'articolo: i miners hanno di recente sempre più strumenti a disposizione come i futures e soprattutto come le opzioni (introdotte da Bakkt in questi giorni e da CME a inizio 2020) che permettono di tutelarsi contro oscillazioni di prezzo. L'uso di questi strumenti spiegherebbe anche perchè possano permettersi margini di profittabilità più bassi e sostenere una concorrenzialità sempre più spietata rispetto al passato.

L' intero articolo è disponibile qui https://medium.com/capriole/bitcoins-production-cost-88d889462ea7

"One of Satoshi's greatest achievements was creating something that gives anyone on earth wealth and freedom at the same time"
babo
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December 14, 2019, 11:14:16 AM
Merited by fillippone (2)
 #13504

Non conoscevo questo tizio, grazie per avermelo fatto conoscere.

Inoltre posso dire che condivido la sua analisi, quasi in toto. Io penso che non sia esclusivamente il prezzo del mining a influenzare il prezzo, ma fa la sua parte (come altri fattori)


Un fattore di sicuro è la percezione delle persone, si stima che il 68% dei bitcoin sia fermo.. cioe holders.

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December 14, 2019, 11:35:06 AM
 #13505

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Ottimo articolo,
Purtroppo ti ho già dato 50 merits nell’ ultimo mese e non posso mandarne ancora!

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jqprez
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December 14, 2019, 12:53:37 PM
 #13506

Idem, io non ho merits quindi non posso darne, ma comunque l' articolo merita. Conferma quella che era la mia idea ma con un limite diverso, 4500$.
aga0685
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December 14, 2019, 01:07:22 PM
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 #13507

<…>

Ottimo articolo,
Purtroppo ti ho già dato 50 merits nell’ ultimo mese e non posso mandarne ancora!

Compenso io con i miei pochi merit guadagnati con sudore.... eheheh...
A parte gli scherzi... mi copio il thread perchè se qualcuno mi chiede delucidazioni lo mando direttamente al punto di Plutosky...
Da minatore di vecchia data posso affermare che se mino e voglio avere un guadagno immediato allora il sistema ( soprattutto con il costo energetico italiano) non ha senso...

Vorrei fare un esercizio comunque.... vediamo se con il senno di poi ha avuto senso quello che feci....
Tra luglio/novembre 2014 con 3 antminer s3 si facevano circa 0.3 btc ogni 10 giorni... quindi 1 btc al mese... teoricamente si sarebbero prodotti 5 btc
Sono andato a riprendermi le vecchie mail che conservo gelosamente....
3 Luglio 2014
Costo btc Luglio 2014 635 dollari
Costo btc Novembre 2014 375 dollari
S3 0.74 btc quindi 2.22 btc x 3 pezzi =1905 Dollari ( Dogana circa 400 dollari.. vado a spanne.. questo dato non l'ho tenuto... )
Consumo energetico 366 w quindi 1098 watt ( 0.19 €/Kw ) = 751 euro in 5 mesi ( 1021 dollari )
Quindi ho speso in totale 2926 dollari x portare a casa 5 btc che a Novembre sarebbero stati 1875 Dollari.... perdita secca....

Con il senno di poi?
Oggi 5 btc fanno quasi 36000 Dollari.... pensate quando btc era a quasi 20000 dollari... ovviamente io li ho cambiati taaanto tempo fa... ( nel 2015.... dovrei rodermi il fegato... ma così è andata....)

E se avessi soltanto acquistato BTC all'epoca al posto di dannarmi l'anima a minarli?
3175 Dollari a Luglio oppure  1875 Dollari a Novembre...

Per una normalissima persona minare o comprare non cambia un granchè.... rimango dell'idea che BTC è un invesrimento di medio/lungo termine e concepito così per noi mortali è realmente una grande opportunità.
Per mining farm gestite in modo industriale probabilmente le cose cambiano....

Morale della favola, Non importa che tua sia minatore o semplice investitore...Credici ( holda ) e basta, i risultati arriveranno.. ehehhe..

Ciao!

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arulbero
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December 14, 2019, 02:27:40 PM
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 #13508

Se invece crediamo (come io NON credo) all'idea che il prezzo sia influenzato dal costo e non possa scendere al di sotto, allora abbiamo un "bullish case" da qui al prossimo halving perchè in assenza di un crollo dell'hashrate e ignorando le migliorie hardware, il prezzo dovrebbe essere di $17.800 per rendere profittevole il mining a queste condizioni dopo il dimezzamento del numero di btc prodotti per blocco.

Se anche ci fosse un crollo dell'hashrate del 40% e un miglioramento dell'efficienza hardware del 25% nei prossimi 6 mesi , il prezzo dovrebbe essere pari a 8.000$ (quindi maggiore dell'attuale) per avere mining profittevole dopo l'halving.


I costi attuali di mining riflettono solo le attese sull'andamento del valore futuro di bitcoin di una piccola parte del sistema bitcoin: i minatori stessi.

Il fatto che ad oggi ci siano diversi miner che minano in perdita dice molto su quanto essi credano in un prossimo rialzo dei prezzi; è lo stesso discorso del valore atteso che facevo in modo molto rozzo qualche post fa, implicitamente con i loro comportamenti essi ci comunicano i valori di probabilità che attribuiscono a uno scenario di rialzo.

Ma d'altra parte il fatto che siano disposti a pagare certi costi non è garanzia di nulla, sarebbe come dire che poiché ogni casa automobilistica sta investendo pesantemente sui modelli elettrici, allora l'auto elettrica diventerà un successo. No, il successo di un prodotto dipende dall'interesse del mercato per quel prodotto, allo stesso modo bitcoin può crescere solo se aumenta la sua adozione.

Se la richiesta di bitcoin fosse minore del previsto l'hash rate diminuirà di conseguenza e trovo difficile trovare dei limiti a partire da ragionamenti sull'hash rate stesso.

L'osservazione di Plutosky sul prossimo halving è comunque molto interessante, ovvero al momento attuale, leggendo il grafico c'è una forte differenza tra il sentiment dei minatori e quello del mercato: se sono i minatori a sbagliarsi, fra pochi mesi massimo saranno costretti a grosse correzioni (almeno -40% hash rate vuol dire tra l'altro diminuire i costi e gli investimenti nel sistema), in caso contrario è il mercato attualmente che sottostima il valore futuro, e correggerà a suo modo con un forte rialzo.

Quindi attualmente siamo in presenza di 2 atteggiamenti che riflettono previsioni diverse sul valore del bitcoin nei prossimi mesi, ma 1 solo è il protagonista che deve realmente cambiare idea, perché è lui che decide il prezzo.
fillippone
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December 14, 2019, 02:33:52 PM
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 #13509

Personalmente ho dei dubbi a credere ai minatori che minano in perdita.
L’industria del mining credo si una delle più competitive al mondo.
Se un minatore mina in perdita, allora chiuderebbe le farm. Perché perdere soldi? Spegni le fabbriche, compri i bitcoin sul mercato ed hai risparmiato.
Forse i costi (che immagino siano qualcosa di tenuto rigorosamente segreto) sono diversi da quelli dello studio, oppure sono molto diversi per regione, e c’è una certa differenza tra il minatore medio e quello mediano, se mi seguite nel ragionamento.

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December 14, 2019, 02:55:47 PM
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 #13510

Personalmente ho dei dubbi a credere ai minatori che minano in perdita.
L’industria del mining credo si una delle più competitive al mondo.
Se un minatore mina in perdita, allora chiuderebbe le farm. Perché perdere soldi? Spegni le fabbriche, compri i bitcoin sul mercato ed hai risparmiato.
Forse i costi (che immagino siano qualcosa di tenuto rigorosamente segreto) sono diversi da quelli dello studio, oppure sono molto diversi per regione, e c’è una certa differenza tra il minatore medio e quello mediano, se mi seguite nel ragionamento.

Probabilmente non tutti, ma se lo studio è corretto tanti sono in perdita o ci guadagnano molto poco. Inoltre non penso sia così semplice spegnere tutto, certi costi fissi ci sono e vanno ammortizzati almeno in parte (= tradotti in bitcoin), tenere ferme delle macchine costituisce un costo anch'esso.

Quello che è certo è che siamo a un livello di prezzi bassi per i minatori (bassi per questo hash rate), la sensazione è che basti un altro abbassamento dei valori (tipo -1000 dollari) per mandare moltissimi in grande difficoltà. E l'halving fra 5 mesi non aiuterà di certo in prospettiva.

EDIT: dici che l'industria del mining è una delle più competitive al mondo. Nei settori dove c'è molta competizione inevitabilmente i margini sono risicati e dovrebbero tendere a esserlo sempre di più. Più passerà il tempo e più il prezzo del bitcoin costituirà un buon indicatore delle spese sostenute dai miner per produrli (ma non il viceversa).
Paolo.Demidov
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December 14, 2019, 03:50:40 PM
 #13511


Cryptonomist, bella intervista con Georgy Sokolov, CEO di Wirex, sulle Stablecoin:

https://cryptonomist.ch/2019/12/07/georgy-sokolov-wirex-intervista/

Ho letto l'intervista, non conoscevo il personaggio (ma conosco bene Wirex) e mi sembra una persona che ragiona (a dispe4tto di altri pazzi che sparano prezzi a palla sul bitcoin), soprattutto quando dice che ci vorranno diversi anni per l'adozione di massa.

Una cosa che mi sorprende, è che anche loro come tanti altri, usano la blockchain di stellar e questa moneta fatica a decollare, nonostante sia una delle poche altcoin con un reale utilizzo.

Eeh...  Roll Eyes

Stellar stenta.

In conformità ai principi del bipensiero, non ha importanza che la guerra ci sia davvero o che essendoci, la vittoria, sia impossibile. Lo scopo della guerra non è la vittoria ma la continuità.  Cool
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Plutosky
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December 14, 2019, 04:07:19 PM
 #13512

Personalmente ho dei dubbi a credere ai minatori che minano in perdita.
L’industria del mining credo si una delle più competitive al mondo.
Se un minatore mina in perdita, allora chiuderebbe le farm. Perché perdere soldi? Spegni le fabbriche, compri i bitcoin sul mercato ed hai risparmiato.
Forse i costi (che immagino siano qualcosa di tenuto rigorosamente segreto) sono diversi da quelli dello studio, oppure sono molto diversi per regione, e c’è una certa differenza tra il minatore medio e quello mediano, se mi seguite nel ragionamento.

Fin quando vale la disequazione:

costi totali > ricavo totali > costo energia (come adesso se lo studio ha ragione)

i miner hanno convenienza ha sostenere (brevi) periodi di perdita perchè in questo modo recuperano parte dei costi fissi o possono tornare a guadagnare tagliando i costi diversi da quello energetico

Non è però una situazione sostenibile nel tempo come dimostra l'anno scorso quando circa un mese dopo il crollo del prezzo ci fu il crollo dell'hashrate.

Per cui se lo studio ha ragione o il prezzo torna a salire velocemente o ci sarà una bella caduta dell'hashrate per riportare l'equilibrio.

Nel caso in cui invece il ricavo scendesse sotto il costo energetico, allora non ci sarebbe più nessuna convenienza, nemmeno nel breve periodo, a tenere le macchine accese. Il calo dell'hashrate sarebbe molto più brutale.

Io non credo che i minatori possano permettersi di mandare avanti la loro attività sulla base di speranze di rialzo del prezzo.

Sarebbe come un'azienda che produce scarpe in perdita mettendole a magazzino e sperando in un aumento futuro del prezzo delle scarpe.

Hanno costi troppo elevati per potersi permettere questa forma di speculazione.

Possono però usare i derivati per vendere ad un prezzo bloccato se hanno prospettive di calo del prezzo (e questo a sua volta produce una ulteriore spinta al ribasso del prezzo)

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December 14, 2019, 04:52:29 PM
 #13513

Scusate grossi miner non riuscirebbero a lavorare da balene sul mercato per evitare di far crollare il castello e restare con il cerino in mano? Fantasia?
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December 14, 2019, 05:19:19 PM
 #13514

Personalmente ho dei dubbi a credere ai minatori che minano in perdita.

Il mining è un investimento, non deve avere un ritorno immediato per avere senso.

La regola "Non puoi avere tutto e subito" vale anche per i miners, da sempre.
Se non minano loro in perdita, ci saranno altri a minare in perdita... In attesa di pump Wink

You either die a developer, or live long enough to see yourself become the scammer.
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December 14, 2019, 05:22:29 PM
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 #13515

Son quasi 20 gli Exchange che hanno chiuso i battenti nel 2019 - certo non un bel segnale.
Chi per hack, per bassi volumi, scam, morti improvvise... ecco una lista https://cryptonomist.ch/2019/12/14/crypto-exchange-chiusi-nel-2019/
E di sicuro dalla lista ne manca qualcuno, come ad es. Cryptobridge (che dovrebbe stoppare domani).
Beh sarà anche x selezione naturale, in fondo di quelli grandi non ne ha chiuso nessuno mi pare (Quadriga non era piccolissimo ma lì c’è stato l’imponderabile diciamo... il Ceo improvvisamente “morto”, e con lui le chiavi)... comunque ripeto non un bel segnale

Non sono d’accordo.
Anzi credo che la “selezione naturale”, come l’hai giustamente definita tu, sia una dinamica potente, inarrestabile e giustificata.
Gli exchange sono da sempre l’anello debole dell’ecosistema bitcoin.
Dilettantismo, pratiche di sicurezza, matching degli ordini e gestione del cliente sub-ottimali se non apertamente truffaldine.
Hack, perdite  dolose colpose o fraudolente, utenti lasciati in mutande etc.
.......[cut]
Quindi no, non è un brutto segno, ma un buon segno: il mercato si evolve, si adegua e i dilettanti sono spazzati via dagli operatori professionali.


Sono d'accorto con @Fillippone.
Non solo per i motivi che citi (hack, perdite, ecc.)  ma soprattutto perché è un segno che il mercato sta maturando: gli exchange sono aziende, e come in qualsiasi mercato le aziende più piccole fanno fatica a competere quando il mercato matura perché si riducono le inefficienze, la competitività aumenta, i margini diminuiscono e quindi i più piccoli..... chiudono.

Se ci pensiamo è la stessa cosa che è accaduta con internet: all'inizio erano tutte aziende piccole (come gli exchange, poche persone) ma nell'arco di 1 o 2 anni le aziende più competitive sono aumentate molto di dimensione (basta guardare le storie dei primi anni di Goggle, Amazon, ...)  e hanno fatto morire i concorrenti.
Quindi anche per me è un buon segnale il fatto che gli exchange piccoli chiudano.



Le interpretazioni che possiamo dare a questi dati sono secondo me due: la prima, ottimistica, si basa sul fatto che il limite del costo dell'elettricità non è stato mai superato nella storia e, come l'esempio dell'anno scorso dimostra, funzionerebbe da resistenza. Anche Satoshi, su questo forum, sosteneva la relazione tra prezzi e costi di produzione delle commodities:

Di queste tue due interpretazioni, la prima può trovare ragione nel fatto che i minatori sono nati "in piccolo" e quindi all'inizio erano disposti a vedere il costo dell'energia elettrica come quello principale da monitorare per non andare in perdita.
Purtroppo però da anni non esiste più il concetto di minatore "in piccolo"  (almeno non per quelli che contano) e quindi questa idea di minatore che guarda solo al prezzo secco dell'energia la vedo debole, è purtroppo superata dalla dimensione dei principali miner che sono vere e proprie azienda.
Perciò imho è più plausibile la tua seconda ipotesi:

L'altra interpretazione, più pessimistica, si basa sul fatto che mai nella storia i profitti dei minatori sono stati così bassi e mai sono andati in territorio negativo (rispetto ai costi totali) due volte nell'arco di 1 anno (vedi grafico storico sotto):

e qui mi ricollego alla risposta che ho dato prima: il mercato sta riducendo le proprie inefficienze e quindi sta attento a non andare sotto il costo totale. Temo sia questa l'interpretazione più corretta.

p.s. grazie @Plutosky per il bellissimo articolo


Il fatto che ad oggi ci siano diversi miner che minano in perdita dice molto su quanto essi credano in un prossimo rialzo dei prezzi; è lo stesso discorso del valore atteso che facevo in modo molto rozzo qualche post fa, implicitamente con i loro comportamenti essi ci comunicano i valori di probabilità che attribuiscono a uno scenario di rialzo.

Ma d'altra parte il fatto che siano disposti a pagare certi costi non è garanzia di nulla, sarebbe come dire che poiché ogni casa automobilistica sta investendo pesantemente sui modelli elettrici, allora l'auto elettrica diventerà un successo. No, il successo di un prodotto dipende dall'interesse del mercato per quel prodotto, allo stesso modo bitcoin può crescere solo se aumenta la sua adozione.

Non sono d'accordo sulla frase che ho grassettato. I grossi miner oggi sono aziende che hanno numeri importanti, non sono più solo dei semplici "appassionati" come 10 anni fa. E essendo aziende hanno costi che devono sopportare per andare avanti. Possono minare in perdita solo per periodo di tempo brevissimi, non possono minare con la "speranza" di un futuro rialzo dei prezzi. A fine mese devono pagare i dipendenti, i fornitori (hw, spazi, energia): se non guadagnano costantemente, per pagare devono chiedere soldi in banca.... eccetera eccetera.
Non lo farebbero in base solo alla speranza che il prezzo possa crescere.
L'esempio che fai delle auto elettriche è troppo distante: quello delle auto elettriche è un business "certo" - passami l'espressione - per una serie di fattori:  temi ecologici sempre più attuali, evoluzione del mercato, politiche restrittive sulla circolazione di diesel e veicoli inquinanti sempre più diffuse e marcate.  Bastano questi elementi per dare la certezza alla casa automobilistica che un mercato per le auto elettriche ci sarà per forza.

Con bitcoin è diverso: siamo ancora in una fase di assoluta incertezza, basterebbe ad esempio una forte contrarietà a livello politico (ad esempio spingendo su temi come l'utilizzo per comperare armi, droga, e ca@@te simili)  come scusa utile per bloccare tutto.
Un'azienda/miner non riesce per molto ad andare avanti "a debito" con l'incertezza che tutt'ora c'è, soprattutto perché non troverebbe banche disposte a concederglielo.

Sempre seguendo questa idea e riprendendo quel che dice Plutosky più avanti:


Io non credo che i minatori possano permettersi di mandare avanti la loro attività sulla base di speranze di rialzo del prezzo.

Sarebbe come un'azienda che produce scarpe in perdita mettendole a magazzino e sperando in un aumento futuro del prezzo delle scarpe.

Hanno costi troppo elevati per potersi permettere questa forma di speculazione.

Possono però usare i derivati per vendere ad un prezzo bloccato se hanno prospettive di calo del prezzo (e questo a sua volta produce una ulteriore spinta al ribasso del prezzo)

non posso nemmeno pensare a questa ipotesi, cioè al fatto che un miner possa proteggersi con futures e opzioni perché questi sono metodi che usa la finanza per proteggersi, non li usa un'azienda.
Per riprendere l'esempio che fai: un'azienda che produce scarpe non compera opzioni per vendere le scarpe ad un certo prezzo, piuttosto smette di produrre scarpe per un tot di mesi.
Le opzioni ed i futures sono usati dalla finanza, non da un'azienda che produce.

Se ci fosse @Paolo.Demidov  (  Grin ) gli chiederei: se "The Coca-Cola Company"  si accorgesse che lo stabilimento di Milano produce in perdita perché il prezzo di vendita delle bibite è momentaneamente sceso sotto il livello di costo, smetterebbe di produrre bibite per tot mesi ? oppure andrebbe avanti con la produzione e comprerebbe opzioni per proteggersi ?
Ovviamente sarebbe buona la prima risposta....

Quindi no, non penso che i miner possa produrre in perdita se non con una perdita per poche (poche) settimane.




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December 14, 2019, 05:41:54 PM
 #13516

Nel frattempo nel mondo bancario e finanziario si preparano temporali, e non solo. Be your own bank:

https://it.businessinsider.com/la-fed-lancia-500-miliardi-sul-mercato-per-salvare-le-banche-dallo-tsunami-bilancio-al-record-storico/

- "Le decisioni giuste vengono dall'esperienza. L'esperienza viene dalle decisioni sbagliate".
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Il fatto che ad oggi ci siano diversi miner che minano in perdita dice molto su quanto essi credano in un prossimo rialzo dei prezzi; è lo stesso discorso del valore atteso che facevo in modo molto rozzo qualche post fa, implicitamente con i loro comportamenti essi ci comunicano i valori di probabilità che attribuiscono a uno scenario di rialzo.

Ma d'altra parte il fatto che siano disposti a pagare certi costi non è garanzia di nulla, sarebbe come dire che poiché ogni casa automobilistica sta investendo pesantemente sui modelli elettrici, allora l'auto elettrica diventerà un successo. No, il successo di un prodotto dipende dall'interesse del mercato per quel prodotto, allo stesso modo bitcoin può crescere solo se aumenta la sua adozione.

Non sono d'accordo sulla frase che ho grassettato. I grossi miner oggi sono aziende che hanno numeri importanti, non sono più solo dei semplici "appassionati" come 10 anni fa. E essendo aziende hanno costi che devono sopportare per andare avanti. Possono minare in perdita solo per periodo di tempo brevissimi, non possono minare con la "speranza" di un futuro rialzo dei prezzi. A fine mese devono pagare i dipendenti, i fornitori (hw, spazi, energia): se non guadagnano costantemente, per pagare devono chiedere soldi in banca.... eccetera eccetera.
Non lo farebbero in base solo alla speranza che il prezzo possa crescere.
...

Quindi no, non penso che i miner possa produrre in perdita se non con una perdita per poche (poche) settimane.

In ogni impresa ci sono dei fattori di rischio. Tutte le aziende anticipano dei soldi "sperando" di rientrare dell'investimento.

Ovviamente le valutazioni di rischio non sono semplici speranze, ma dal momento che si fanno delle previsioni sul comportamento futuro di altri individui per definizione si fa una scommessa. Puoi chiamarlo "rischio calcolato" invece di "speranza" ma la sostanza è la stessa.

Se un'azienda ha investito molti soldi per creare una fabbrica di scarpe/auto/ecc. non è che se in un certo mese la domanda del mercato cala allora spegne tutto. Non sarebbe economico. Al massimo si tutela con opzioni et similia.

E' ovvio che produrre in perdita però si può fare solo per tempi relativamente brevi, ma soprattutto nel settore del mining con la volatilità dei prezzi che c'è si deve mettere in conto la possibilità di avere brevi periodi in cui si perde invece di guadagnare.

Rimango pertanto dell'idea che l'hash rate attuale rifletta ciò che i miner pensano accadrà in futuro (o per essere più precisi riflette ciò che i miner pensavano qualche tempo fa quando hanno fatto gli investimenti che li hanno portati all'attuale livello di produzione di hash).

Quindi la differenza che vedo tra ciò che pensano i miner e quello che "pensa" il mercato sta anche nei tempi, il prezzo di bitcoin in questo momento è per definizione ciò che pensa adesso il mercato (e non so quanto in là guarda questo "pensiero"), mentre l'hash rate rappresenta il pensiero dei miner di qualche tempo fa (e proprio per questo è un pensiero che deve guardare su orizzonti temporali un po' più lunghi).
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December 14, 2019, 07:43:41 PM
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[...]

Io non credo che i minatori possano permettersi di mandare avanti la loro attività sulla base di speranze di rialzo del prezzo.

Sarebbe come un'azienda che produce scarpe in perdita mettendole a magazzino e sperando in un aumento futuro del prezzo delle scarpe.

Hanno costi troppo elevati per potersi permettere questa forma di speculazione.

Possono però usare i derivati per vendere ad un prezzo bloccato se hanno prospettive di calo del prezzo (e questo a sua volta produce una ulteriore spinta al ribasso del prezzo)

non posso nemmeno pensare a questa ipotesi, cioè al fatto che un miner possa proteggersi con futures e opzioni perché questi sono metodi che usa la finanza per proteggersi, non li usa un'azienda.
Per riprendere l'esempio che fai: un'azienda che produce scarpe non compera opzioni per vendere le scarpe ad un certo prezzo, piuttosto smette di produrre scarpe per un tot di mesi.
Le opzioni ed i futures sono usati dalla finanza, non da un'azienda che produce.

Se ci fosse @Paolo.Demidov  (  Grin ) gli chiederei: se "The Coca-Cola Company"  si accorgesse che lo stabilimento di Milano produce in perdita perché il prezzo di vendita delle bibite è momentaneamente sceso sotto il livello di costo, smetterebbe di produrre bibite per tot mesi ? oppure andrebbe avanti con la produzione e comprerebbe opzioni per proteggersi ?
Ovviamente sarebbe buona la prima risposta....

Quindi no, non penso che i miner possa produrre in perdita se non con una perdita per poche (poche) settimane.



È quello che è stato fatto, non proprio Coca-Cola ma da Ball Corporation ovvero quelli che producono le lattine per Coca-Cola.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/25/abruzzo-ball-beverage-licenzia-70-operai-dal-giorno-di-natale-nel-2018-record-di-lattine-prodotte-azienda-non-e-in-crisi/4790792/



Le opzioni ed i futures le aziende le usano per mantenere un costo certo sui prodotti che vendono.

Io vendo biscotti ho fissato un prezzo di forniture ad € 1 a pacchetto.
La farina di frumento potrebbe andare su e giù, posso acquistarla tramite contratti futures che in futuro...
...mi danno diritto di acquistarla ad un determinato prezzo anche se in quel momento il prezzo sarà molto più alto.

Sì è parlato dell'industria dei minatori...
...non saprei, è un'industria ?

Per me una industria, ovvero un settore industriale è un settore se la quota di lavoro nero è bassissimo inesistente, ci sono utili, c'è programmazione di lungo termine... ecc...

Non certo un ex-capannone, arrangiato, adattato alla meglio, in un località sperduta, tutela dei lavoro ( poco... ), in quadri normativi incerti... tassazione a trucco...

Non so giudicare la grandi mine farmi a che livello sono.

Una cosa è certa nessuno o pochissimi, si metterà a fare il benefattore o il magnate, se non si trova la via del guadagno, i complessi grandi o piccoli verranno spenti.

In conformità ai principi del bipensiero, non ha importanza che la guerra ci sia davvero o che essendoci, la vittoria, sia impossibile. Lo scopo della guerra non è la vittoria ma la continuità.  Cool
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December 14, 2019, 08:56:13 PM
 #13519


Se un'azienda ha investito molti soldi per creare una fabbrica di scarpe/auto/ecc. non è che se in un certo mese la domanda del mercato cala allora spegne tutto. Non sarebbe economico. Al massimo si tutela con opzioni et similia.

Parliamo naturalmente di una crisi di mercato non di pochi giorni ma di qualche mese, ok ?  (chiaro che non fermo una linea di produzione se il mercato scende due giorni)
Con questo orizzonte temporale da quel che vedo le aziende fermano la produzione, fanno un po' di magazzino (se il tipo di prodotto lo consente) ma poi fermano la produzione, non potrebbero fare altrimenti.
Produci scarpe: continui a produrle per un anno anche senza avere la ragionevole sicurezza di poterle vendere ad un prezzo maggiore del costo?  e se dopo un anno non sono più di moda o sono cambiati i gusti dei clienti ?  un'azienda non vive così....


È quello che è stato fatto, non proprio Coca-Cola ma da Ball Corporation ovvero quelli che producono le lattine per Coca-Cola.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/25/abruzzo-ball-beverage-licenzia-70-operai-dal-giorno-di-natale-nel-2018-record-di-lattine-prodotte-azienda-non-e-in-crisi/4790792/


Hai fatto un esempio utile per due motivi:
1) la Ball Corp. ha spostato la produzione nonostante non fosse in crisi, semplicemente voleva produrre a minor costo (delocalizzando)
2) ha ragionato così un'impresa che produce merce non deperibile e che - quindi - in teoria poteva restare in magazzino tanto tempo. Aziende che producono merce deperibile (es. Coca Cola) devono ragionare con orizzonti ancor più stretti proprio perché sanno che non possono fare scelte legate a quel che è la "speranza" sull'andamento del mercato.

Anche quel che dici sulle opzioni è perfetto:


Le opzioni ed i futures le aziende le usano per mantenere un costo certo sui prodotti che vendono.

Io vendo biscotti ho fissato un prezzo di forniture ad € 1 a pacchetto.
La farina di frumento potrebbe andare su e giù, posso acquistarla tramite contratti futures che in futuro...
...mi danno diritto di acquistarla ad un determinato prezzo anche se in quel momento il prezzo sarà molto più alto.


ho sottolineato il concetto importante: le aziende usano le opzioni per controllare il costo delle materie che usano per produrre, non per garantirsi di poter vendere il prodotto ad un certo prezzo.
Barilla può usare un'opzione per acquistare farina ad un certo prezzo, ma non può usarle per vendere il prodotto finito al mercato perché non ci sono opzioni strutturate in quel modo (salvo che per prodotti che fanno parte di una filiera produtiva come - appunto - la farina).
In altre parole: non esistono (o almeno io non credo esistano  Wink ) opzioni per vendere la Coca Cola sul mercato ad un prezzo stabilito.

(naturalmente esistono le opzioni sul titolo Coca Cola, ma non penso sul prodotto)


Il mining è un investimento, non deve avere un ritorno immediato per avere senso.

La regola "Non puoi avere tutto e subito" vale anche per i miners, da sempre.
Se non minano loro in perdita, ci saranno altri a minare in perdita... In attesa di pump Wink

Bisogna vedere se arriva prima il pump o se arrivano prima i creditori.
Con un criptowinter come quello post Dic 2017, quanti miner avrebbero potuto minare in perdita a lungo e in attesa del pump ?


p.s. benritrovato  Wink



marioantonini
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December 14, 2019, 09:42:11 PM
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 #13520


Non sono d’accordo.
Anzi credo che la “selezione naturale”, come l’hai giustamente definita tu, sia una dinamica potente, inarrestabile e giustificata.
Gli exchange sono da sempre l’anello debole dell’ecosistema bitcoin.
Dilettantismo, pratiche di sicurezza, matching degli ordini e gestione del cliente sub-ottimali se non apertamente truffaldine.
Hack, perdite  dolose colpose o fraudolente, utenti lasciati in mutande etc.

Insomma, nessuno sentirà la mancanza degli exchange più piccoli, se in quelli più grossi si concentra la liquidità dato che offrono un servizio migliore.

Non dimentichiamo il peso di obblighi che ora hanno gli exchange in termini di KYC: questo alza notevolmente il “costo fisso” di un exchange, favorendo quindi decisamente gli exchange più grandi.

Quindi no, non è un brutto segno, ma un buon segno: il mercato si evolve, si adegua e i dilettanti sono spazzati via dagli operatori professionali.


Questo è vero, togliere i dilettanti da mezzo non può che far bene, exchange piccoli gestiti da poche persone che non sapevano nemmeno cosa fare, in effetti hanno chiuso quasi tutti (molti dei quali falliti dopo hack o presunti tali)
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