Riguardo all’argomento anonimato-illegalità-bitcoin il mio auspicio è che le autorità di regolamentazione adottino un approccio diciamo un po' più pragmatico anziché basato su una caccia alle streghe.
Più che auspicio è uno sviluppo inevitabile delle cose.
Visto che nessuna nazione democratica del mondo ha in progetto di dichiarare bitcoin illegale (anzi si va verso una sua maggiore accettazione), è necessario che i nostri politici e legislatori accettino il fatto che si può vietare per legge un uso pseudonimo/anonimo di bitcoin , ma non c’è modo per rendere l’uso nominativo obbligatorio o, di riflesso, impedirne l’uso se non si conoscono le generalità di chi si nasconde dietro un address.
Gli unici “portali di accesso” che permettono di risalire all’associazione tra identità e possessore di bitcoin sono gli exchange centralizzati. E anche lì se ne può discutere, perché alcuni di essi hanno sedi in posti dove le norme sono più tolleranti e permissive. Due dei più grandi exchange , Bitmex e Bitfinex, permettono il deposito di criptovaluta (e il margin trading; addirittura su Bitfinex con accredito dei guadagni in fiat) senza obbligo di KYC. Quindi su Bitfinex posso depositare bitcoin e guadagnare dollari senza vendere btc e senza far sapere chi sono.
Per questo gli USA hanno impedito ai propri cittadini di accedervi, che è poi un divieto più teorico che pratico: tutti sanno che migliaia di traders statunitensi vi accedono ricorrendo a VPN o simili in modo da mascherare la nazione da cui si collegano.
Tuttavia è chiaro che se qualcuno ha bisogno di convertire bitcoin, il mantenimento dell’anonimato diventa difficile , perché a meno di ricevere l’equivalente in contanti o beni, il controvalore in moneta digitale è sempre più tracciabile , fatta eccezione per quei pochi che hanno la fortuna di vivere in paradisi fiscali o simili.
Non si può però escludere che con la maggiore diffusione di bitcoin nasca in futuro un' economia sommersa basata su bitcoin che bypassi completamente gli exchange. Invece di acquistare btc qualcuno potrebbe decidere di guadagnare btc. Un lavoratore al nero potrebbe essere pagato in bitcoin e a sua volta spendere il guadagno in beni e servizi presso negozi che accettano btc. Potrebbe diffondersi un uso come contante digitale in un’economia parallela e sommersa, che è poi quello che sta iniziando a succedere in alcuni Paesi del Terzo Mondo.Le autorità potrebbero fare leggi più severe che puniscono questo genere di attività (già ci sono) ma la domanda è: come farebbero a impedirlo? Con il contante fisico è facile perché l’emissione e la circolazione di banconote è regolata dalle stesse autorità. Già l’eliminazione delle banconote da 500€ è un’ azione mirata alla lotta all’evasione fiscale. Un domani è probabile che arriveremo alla messa al bando totale della moneta al portatore. L’obiettivo nemmeno tanto nascosto è la sparizione del contante fisico in modo da avere la completa tracciabilità nominativa di ogni transazione.
Ma con i bitcoin questo tipo di controllo non è possibile. Chiunque può scaricare un wallet e ricevere o fare transazioni in modo pseudonimo. Si possono usare molti modi per rendere le tx più anonime (Tor, mixer…). Alcuni dei più attivi sviluppi di bitcoin vanno verso una maggiore privacy e anonimato (Schnorr, Taproot, lo stesso LN).
Quindi in futuro la tracciabilità sarà ancora più difficile.Bandire bitcoin servirebbe a limitarne l’utilizzo ma l’uso clandestino sarebbe sempre possibile. Inoltre, come detto, non sembra affatto la direzione che si vuole prendere.
Quindi?
L’unica alternativa possibile è fare come si è fatto con Internet.
Incentivare un uso nominativo ed adeguare, per quanto possibile, le tecniche di indagine all’evoluzione della tecnologia esistente per rilevare eventuali comportamenti illeciti.Il download illegale di musica e film per anni è proliferato nonostante norme sempre più severe che lo proibissero, campagne pubblicitarie e anatemi delle compagnie discografiche e cinematografiche.
Dopo anni di lotte inutili, Apple si è inventata iTunes: anziché combattere contro una pratica inarrestabile e incensurabile si è provato a fargli concorrenza con un servizio migliore, legale e dal costo ragionevole.Il download illegale non è sparito ma si è ridimensionato. Quello che ancora esiste è per lo più tacitamente tollerato.
I social network, facendo leva sull’ incapacità della gente a farsi i cazzi suoi e sulla la voglia di apparire, hanno eliminato il 90% dell’anonimato che esisteva su internet.
25 anni fa la comunicazione sul web era fatta di forum, newsletter e chat. Risalire all’identità delle persone era molto difficile, oggi con facebook e instagram è molto più semplice.
Anche con bitcoin si potrebbero studiare servizi che invoglino e incentivino le persone ad un uso nominativo,
pur nella consapevolezza che l’uso non-nominativo non può essere eliminato, esattamente come per il Web.Inoltre , la tecnologia evolve per i buoni così come per i cattivi (decidete voi chi sono gli uni e chi sono gli altri)
Oggi la polizia postale sul dark web dispone di strumenti di indagine molto più evoluti di quelli di 20 o 30 anni fa. Il dark web non è eliminabile ma i reati più gravi, se si vuole, si può provare a perseguirli.
Con bitcoin penso si assisterà a qualcosa di simile. L’illegalità usata per transazioni di piccola entità sarà tollerata, quella più grave si proverà a perseguirla, adeguando le tecniche di indagine.
Se gli sviluppatori btc troveranno sistemi per rendere tutto meno tracciabile, chi indaga dovrà essere capace ad aggirare questo anonimato.
Esistono già società specializzate nel tracking della blockchain (Chainalysis è la più nota
https://www.chainalysis.com/) che si occupano di scandagliare la catena per ricostruire i vari passaggi illeciti del denaro. Grazie ( o per colpa?) a questa azienda recentemente sono stati confiscati 96 btc su Bitfinex che erano il risultato di un pagamento di riscatto associato ad un ransomware (
https://www.coindesk.com/british-court-freezes-860000-in-bitcoin-linked-to-ransomware-payout).
E sul piano tecnologico, molto più che normativo, che si gioca questa partita.Limitarsi a ripetere, come fanno i nostri regolatori, che qualsiasi forma di moneta deve essere perfettamente conforme alle più severe norme KYC/AML, quando si sa benissimo che esiste una tecnologia che permette di aggirarle tranquillamente è , secondo me, un' inutile perdita di tempo.Così come fare leggi solo sulla carta sempre più severe o lanciare invettive.