la cosa preoccupa anche me..ma qual è l'alternativa? Non aiutare la popolazione in difficoltà?
L'obiezione è sensata, in effetti uno Stato dovrebbe esistere anche per aiutare i propri cittadini in un momento di difficoltà del genere. Oltre tutto difficoltà esterna al sistema, da evento in qualche modo non preventivabile a priori.
Il problema però è a monte: negli ultimi dieci anni la politica monetaria (e quella fiscale negli ultimi 40 anni) è stata gestita costantemente con strumenti di natura eccezionale. Si è gestito l'ordinario come se fosse un evento del tutto straordinario. Ovvio che adesso non sappiamo come gestire lo straordinario, se non con l'extra-straordinario al cubo.
In circostanze normali una Banca Centrale gestisce la politica monetaria con i famosi pedali dell'acceleratore e del freno: attua una politica restrittiva nelle fasi di espansione (alzando i tassi di interesse e riducendo l'offerta di moneta) ed espansiva nelle fasi di recessione (abbassando i tassi di interesse e alzando l'offerta di moneta).
In questo modo l'offerta di moneta resta proporzionale alla domanda: nelle fasi di crescita le persone cedono moneta per acquistare beni e servizi (consumando e/o investendo di più) nelle fasi di recessione , l'incontrario.
La politica fiscale dei governi dovrebbe seguire lo stesso trend: lo Stato dovrebbe spendere quando le cose vanno male, ma dovrebbe risparmiare quando vanno bene. Quando l'economia gira, uno Stato potrebbe infatti permettersi di alzare le tasse e ridurre la spesa (ad esempio perchè meno persone hanno bisogno di aiuti pubblici) in modo tale da avere "fieno in cascina" da redistribuire nelle fasi di recessione.
In un mondo normale questo meccanismo di entrate-spese dovrebbe permettere allo Stato di funzionare anche senza indebitarsi. Il debito pubblico, come quello privato, dovrebbe essere l'eccezione, la gestione appunto di un evento straordinario. E dovrebbe essere azzerato appena ce n'è la possibilità, per evitare che la sua crescita diventi qualcosa di ingestibile e non più controllabile.
L'Italia, ma quasi tutto il resto del mondo, negli ultimi 40-50 anni hanno invece fatto l'esatto opposto di tutto questo. La gestione ordinaria dello Stato è stata mandata avanti ricorrendo a profusione al debito pubblico. Il motivo è semplice: la spesa pubblica (non coperta da tasse) fa guadagnare consenso. E il consenso dà potere*.
Siamo arrivati ad un punto dove in Italia la politica fiscale non è più possibile. Il nostro Stato si trova in una situazione debitoria tale dove non è più possibile finanziariamente gestire un'emergenza come quella attuale. Alzare le tasse non è possibile, siamo già a livelli non sostenibili e sarebbe controproducente. Ricorrere al debito, anche se rimuovono il patto di stabilità, non è nemmeno possibile: senza l'aiuto della BCE che compra i nostri titoli, la spesa per interessi sarebbe altissima e non sostenibile. Con il PIL previsto in calo del 5%, chi ci presta soldi vorrebbe (in condizioni di libero mercato) essere remunerato con interessi enormi (10-20%). E più aumentano i prestiti, più aumenterebbe il rischio di mancato rimborso e quindi l'interesse richiesto.
Solo l'Europa può aiutarci ad uscire da questa situazione. Con i coronabond e/o con il nuovo QE potenziato.
E quindi torniamo alla politica monetaria. Che è diventato il nuovo strumento eccezionale che permette ai debiti degli Stati di restare gestibili.
Prima della crisi dei mutui subprime i tassi di interesse in eurozona erano intorno al 4%. La crisi fu dura ma la ripresa in quasi tutti i Paesi (Italia esclusa) abbastanza veloce. Pochi anni dopo il 2008, i PIL erano sopra i livelli pre-crisi. L'economia europea negli ultimi 10 anni è cresciuta meno del resto del mondo, ma è è comunque avanzata di un 1.5% medio all'anno. Senza le zavorre Italia e Grecia, saremmo ben oltre il 2% l'anno.
C'erano tutti i margini per un rialzo dei tassi di interesse, per riportare l'economia alla normalità dopo le enormi iniezioni di liquidità del post crisi.
Invece non è stato fatto nulla di tutto questo e i tassi oggi sono allo 0% circa. Anzi sono stati lanciati i QE. Una politica monetaria ultra espansiva in una lunga fase di crescita economica. Un controsenso. La scusa di Draghi è stata che l'inflazione era bassa e doveva aumentare. In realtà, il QE è lo strumento che impedisce una nuova esplosione della crisi del debito stile 2011. E che incentiva la crescita dei listini di borsa, soprattutto oltreoceano, dove permette di indebitarsi per finanziare i buyback azionari.
La politica monetaria da "emergenza costante" da pallina di neve è diventata valanga. I mercati sanno che la BCE deve alimentare il suo whatever it takes rilanciando sempre la posta e sono pronti a scommettere contro l'UE al primo cenno di inversione di questa politica. Non si può più tornare indietro. Nè con la politica fiscale (perchè alcuni debiti pubblici come il nostro non sono riducibili nella sostanza senza politiche lacrime e sangue) né nella politica monetaria che permette alla baracca di restare in piedi, solo se sempre più ultraespansiva. Nessuno vuole sopportare il costo di una inversione di marcia, che a questo punto permetterebbe di tornare alla normalità solo al prezzo di una elevata crisi reale in termini di chiusura di aziende, recessione, disoccupazione. E allora si va avanti così, accrescendo la valanga fin quanto possibile. Con il coronavirus che accelera ovviamente il processo.
C'è poi un altro enorme problema, culturale e politico, sintetizzabile in tre lettere: TMM che sta per Teoria della Moneta Moderna.
E' nata una corrente di pensiero, diciamo così "eterodossa", che purtroppo sta attecchendo come gramigna presso politici, giornalisti, economisti, opinione pubblica.
In condizioni normali la TMM sarebbe bollata come il terrapiattismo o quelli che dicono che non siamo mai andati sulla Luna. Questo per far capire che si tratta di una ideologia estrema, contraria a tutte le teorie economiche degli ultimi 200 anni e in gran parte priva di una solida base scientifica.
Ma siccome la TMM è la stampella ideologica alle politiche monetarie attuali, ecco che il suo appeal è in crescita costante.
Anche da noi, tutti i sostenitori dell'Italexit, l'uscita dell'Italia dall'Europa, sono in genere fedeli seguaci della TMM la quale richiede, come presupposto necessario, che uno Stato sia libero di battere moneta.
Un candidato alle presidenziali americane (Bernie Sanders) e la sua ideologa economica (Stephanie Kelton) sono sostenitori della TMM.
In Italia molti movimenti politici sostengono spesso , forse inconsapevolmemte, cose tipiche della TMM.
Donald Trump quando attacca pubblicamente la FED perchè non fa politiche più espansive, mina la credibilità della FED stessa, in linea con uno dei principi base della TMM:
Non c'è nulla di moderno in questo. Anzi creare ricchezza dal nulla è il desiderio più antico del mondo. E' sicuro, matematico, che se l'Italia uscisse dall'Europa e fossero messe in pratica queste idee faremmo la fine del Venezuela e dell'Argentina in tempo zero.
Guarda caso questi 40-50 anni coincidono più o meno con l'abbandono del gold standard, e con l'invenzione della moneta "easy", facilmente e liberamente inflazionabile dal potere dominante. Il gold standard non era certo un sistema monetario perfetto ed è fallito per molte ragioni, ma almeno poneva un vincolo alla creazione arbitraria di moneta che dopo il 1971 si è trasformata in strumento di debito/credito più che in mezzo di scambio.